Micotossine e malattie del piede nei bovini: prestiamo attenzione all’igiene degli alimenti

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micotossine

Le variazioni climatiche degli ultimi anni, in abbinamento alle attuali tecniche di coltivazione, raccolta, conservazione e somministrazione degli alimenti, hanno reso sempre più frequente la contaminazione degli insilati e dei cereali e loro derivati da parte di funghi sia del genere Aspergillus spp ma ancor più Fusarium spp, questi ultimi produttori di un’ampia gamma di micotossine in parte poco conosciute, ma altamente nocive per il bovino.

I quadri clinici che si osservano sul campo sono multiformi, anche se spesso caratterizzati da alcuni sintomi facilmente riconoscibili dall’allevatore, quali infertilità, dismetabolie digestive, aumento dei rischi di enterotossiemie, orchite, agitazione, necrosi della coda, diarree emorragiche ma anche di flogosi agli arti patologie podali.

È possibile o meglio necessario, in particolare in annate particolari o in periodi specifici dell’anno, prevenire il problema con interventi sia sull’alimentazione sia con prodotti di comprovata efficacia. (Informatore Zootecnico, Carlo Angelo Sgoifo Rossi, Riccardo Compiani, Gianluca Baldi -10 Marzo 2015).

Ma cosa sono le micotossine?

Le micotossine sono sostanze tossiche (per altre forme di vita), a basso peso molecolare, prodotte naturalmente dal metabolismo secondario di funghi filamentosi microscopici (o muffe) che si sviluppano in particolari condizioni ambientali, sia in campo che durante la raccolta e stoccaggio di cereali, foraggi e altri alimenti sia semplici che composti.

Alcuni alimenti sono più suscettibili di altri alla crescita fungina. Queste molecole presentano una grande variabilità chimica e sono in grado di indurre manifestazioni di tossicità acuta e/o cronica sia negli animali che nell’uomo.

Tra i vari gruppi di micotossine, l’unica caratteristica comune oltre a essere prodotte da muffe, è la loro grande resistenza alle alte temperature, ai trattamenti chimici, alla conservazione e lavorazione successiva degli alimenti interessati. Le micotossine non inducono una risposta immunitaria e i loro effetti possono essere di tipo neuro-, nefro-, epato-, dermo-, entero-tossici, così come immunosoppressori, cancerogeni e teratogeni.

L’elenco o la classificazione delle micotossine così come delle muffe loro produttrici è decisamente lungo e costantemente in ampliamento, ridefinizione, alla luce della continua scoperta di nuove micotossine o nuovi effetti di quelle già conosciute. È comunque utile, ai fini di una classificazione di utilità pratica, distinguere le muffe in primis in base al luogo dove si sviluppano ossia in campo o nei siti di stoccaggio.

Lo sviluppo delle “muffe di campo” è favorito da un alto grado di umidità (>70%) e forti escursioni termiche (giornate calde seguite da notti fredde).

Le “muffe da stoccaggio” sono invece quelle che si sviluppano con rapidità e facilità nei foraggi dopo il raccolto così come nei luoghi di stoccaggio di cereali, semi oleosi, mangimi con contenuto di umidità superiore per un periodo di tempo al 15%.

La presenza di ossigeno (le muffe sono organismi aerobi obbligati, anche se possono crescere in presenza di concentrazioni di ossigeno molto basse (4%) – ambiente microaerofilo), umidità elevata e una ridotta acidificazione della massa insilata ne stimolano lo sviluppo. L’assorbimento delle micotossine avviene per la maggioranza dei casi attraverso l’apparato digerente prima di agire con un meccanismo d’azione peculiare per ciascuna di esse.

L’ambiente ruminale negli animali poligastrici rappresenta in ogni caso, una barriera in grado di inattivare una quota significativa di micotossine rendendo il ruminante resistente a concentrazioni intollerabili per gli animali
monogastrici. L’attività di detossificazione nel rumine, nella gran parte dei casi genera dei metaboliti meno tossici della micotossina di riferimento, al contrario di alcuni metaboliti dove la tossicità ne risulta potenziata (es. zearalenone α-zearelenolo).

La capacità di detossificazione da parte della popolazione ruminale protozoaria, che ha il ruolo preponderante, varia in funzione alla classe di micotossine e al contributo di altri microorganismi e batteri la cui attività di quest’ultimi è spesso sottostimata. Alcuni ceppi batterici ruminali hanno infatti la capacità di degradare alcune micotossine.

Tabella 1
Effetto di diverse concentrazioni di Patulina sulle fermentazioni ruminali in vitro 10.

Tabella 2 – Passaggio di nutrienti all’intestino di vacche alimentate con frumento contaminato da tossine del Fusarium spp. 11.
*T: dieta contenente frumento contaminato da DON 7.15 ppm e ZEA 186 ppb.

 

La capacità di detossificazione del rumine è però saturabile è influenzata da diversi aspetti concomitanti quali il pH ruminale, il tipo di dieta, i cambiamenti della stessa o patologie metaboliche.

Molte micotossine, a loro volta, possiedono però una capacità antimicrobica, antiprotozoaria e antifungina sulla flora ruminale. Infatti, i parametri indicativi di una buona funzionalità ruminale quali la percentuale di degradazione di sostanza secca, la produzione di gas o di acidi grassi volatili e il quantitativo di proteina microbica prodotta risultano decisamente compromessi in caso di micotossicosi come emerge nei risultati degli studi riportati nelle Tabelle 1 e 2 (C.A. Sgoifo Rossi et al. Large Animal Review 2011).

Le micotossine probabilmente sono un fattore che contribuisce più a problemi cronici che acuti, come un’alta incidenza di malattie, una produzione di latte non ottimale e/o alterate performance riproduttive.

Le vacche più stressate, come le vacche fresche di parto, sono quelle più facilmente colpite, con una sintomatologia aspecifica e di ampia portata.

Possiamo individuare 5 meccanismi d’azione:

1. Riduzione dell’assunzione di sostanza secca.

2. Negli alimenti contaminati: alterazione del contenuto di nutrienti, assorbimento e metabolismo degli stessi.

3. Alterazione dei sistemi endocrino ed esocrino.

4. Soppressione del sistema immunitario.

5. Crescita microbica alterata.

Gli organi bersaglio sono principalmente il fegato e i reni, con conseguenza generale su tutto il sistema immunitario. L’alterata risposta immunitaria associata a una vaso costrizione a livello periferico sono alla base dei relativi problemi che si possono manifestare anche a livello podale. In particolare sono state studiate alcune tossine che risulterebbero particolarmente convolte in queste manifestazioni.

Alcaloidi dell’ergot (Claviceps Purpurea)

Gli alcaloidi dell’Ergot sono micotossine prodotte da un fungo del genere Claviceps, più in particolare da Claviceps Purpurea, un ascomicete che parassita le graminacee, principalmente la segale, ma non sono esclusi gli altri cereali quali frumento, farro e avena. Claviceps Purpurea è la specie più studiata e conosciuta per i suoi rilevanti effetti nella contaminazione di alimenti confezionati con cereali da essa attaccati.

Detta specie genera, nelle piante infette, delle escrescenze(sclerozi) simili a speroni”, in francese “ergot” o spesso — come nel caso della segale — delle protuberanze a forma di corna, corpi fruttiferi del fungo stesso, contenenti diversi alcaloidi velenosi o psicoattivi del gruppo delle ergotine, da qui il nome di Alcaloidi dell’ergot, e da cui anche il nome comune di segale cornuta.

Le condizioni atmosferiche che favoriscono lo sviluppo della Claviceps Purpurea sono il tempo umido, le piogge e il freddo, soprattutto in primavera durante la fioritura del cereale. Il fungo dopo aver infettato l’ovario cresce
insieme alle cariossidi della spiga formando gli scleroziche si presentano, di solito e come detto, con una forma allungata rispetto ai semi e di colore scuro-bruno. (https://veterinariaalimenti.sanita.marche.it/Articoli/category/igienedegli-alimenti/micotossine-emergenti-gli-alcaloidi-dellergot)

Gli alcaloidi dell’Ergot possono indurre gravi vasocostrizioni delle piccole arterie. Le aree del corpo maggiormente interessate sono le estremità, orecchi e coda. Questo può portare a zoppie nei ruminanti e nei casi estremi, all’infiammazione delle giunture distali può conseguire la perdita dello zoccolo o la gangrena.

Aflatossine

A queste molecole sono state associate manifestazioni di zoppie anche se i meccanismi d’azione non sono ancora stati chiariti.

Don, Nivalenolo, Fumonisine, Ocratossine

Sono tutte micotossine con effetti sui tegumenti e di conseguenza anche sui piedi.

Tossine HT-2 E T-2

Molecole molto conosciute per l’azione vasocostrittrice nei mammiferi di conseguenza possono indurre/provocare gonfiori o gangrene.

In generale le MICOTOSSINE per i loro effetti antibioticosimile sono responsabili della morte di batteri nel rumine e di conseguenza del possibile rilascio di endotossine (Baumgard et al., 2020) a effetto generale e locale.

Nei casi di rischio di presenza di micotossine nelle derrate alimentari o nella razione o in presenza di sintomi manifesti nella mandria, risulta necessario integrare la dieta con specifiche molecole in grado di detossificare le micotossine impedendone quindi l’assorbimento e la diffusione nel torrente circolatorio.

 

 

Problemi di aflatossine nel mais?

La contaminazione da micotossine negli alimenti destinati al consumo umano o animale è un problema di dimensioni mondiali, che coinvolge paesi sia avanzati che in via di sviluppo. La presenza di micotossine negli alimenti determina soprattutto problemi di efficienza produttiva che si associano, spesso, ad un peggioramento dello stato sanitario, con necessità di maggiori interventi di carattere farmacologico.

La presenza diffusa di aflatossine nei raccolti di mais merita attenzione poiché oltre il 90% della produzione è destinata alla zootecnia.

[…] Fra i metodi più utilizzati per ridurre gli effetti negativi dovuti all’ingestione di micotossine negli allevamenti per suini, vi è l’impiego di agenti adsorbenti. Recentemente presso ISAN abbiamo valutato l’efficienza di sequestro delle aflatossine da parte di diverse tipologie di adsorbenti, simulando l’ambiente del tratto gastro-intestinale dei suini. Da questa ricerca è emerso come diverse bentoniti (Ca, Mg e Na bentonite) e la clinoptinolite siano molto efficienti nel sequestro di queste micotossine. Altri prodotti (zeoliti, caoliniti e pareti di lievito) largamente utilizzati, sono risultati meno efficienti. Perciò, la scelta corretta dell’adsorbente da somministrare agli animali appare critico per ridurre al minimo gli effetti negativi dovuti all’ingestione di micotossine, anche ai bassi dosaggi d’ingestione. Non vanno trascurati provvedimenti di carattere alimentare finalizzati ad aumentare la tollerabilità nei riguardi di alcune micotossine, quali l’utilizzo di molecole a funzione antiossidante.

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