IOFC: il legame tra sostenibilità e redditività

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Un allevamento di vacche da latte “SOSTENIBILE” e “PERFORMANTE”:iofc
due facce della stessa MEDAGLIA!

 

Spesso, nel recente passato e talvolta fino a oggi, si è diffusa l’idea che un allevamento da latte performante non possa essere propriamente sostenibile, e sia solitamente di grandi dimensioni, con vacche non particolarmente fertili e longeve, in quanto “consumate” dal processo produttivo.

Ebbene, la realtà dei fatti desunta esaminando i migliori allevamenti da latte per performance ci rivela l’esatto contrario!

I migliori allevamenti mostrano altissime produzioni di latte e altresì vacche fertili e longeve, con pochissime problematiche sanitarie ed ottimi risultati economici.
Nessun collegamento c’è inoltre tra questi dati e la dimensione degli allevamenti, può essere ridotta o anche notevole. Sono tutti semplicemente estremamente sostenibili e performanti!

COSA INTENDIAMO PER UN ALLEVAMENTO SOSTENIBILE?

Per “sostenibilità” s’intende normalmente ciò che è in grado di soddisfare i bisogni presenti senza compromettere il soddisfacimento dei bisogni nel futuro , trovando nei tre pilastri :
1) ambientale,
2) economico
3) sociale gli ambiti che necessariamente devono coesistere perché lo sviluppo di qualsiasi attività sia effettivamente “sostenibile” (vedi rapporto Brundtland 1987, WCED, “Our common future”).

Una “stalla di vacche da latte sostenibile” è dunque un allevamento che impatta in modo trascurabile o nullo sull’ambiente, che esprime un’ottima redditività economica e valorizza socialmente chi collabora in esso; e tutte queste caratteristiche sono coincidenti con un allevamento da latte performante a tutti i livelli: ambientale, economico e sociale, rendendo sostenibilità e performance aspetti diversi della stessa realtà.

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Allevamento da latte sostenibile – performante in senso ambientale

In merito all’aspetto ambientale un allevamento da latte si caratterizza per il suo impatto a livello:
Agronomico (gestione dei reflui, fertilità del suolo, produzioni foraggere,etc);
Emissioni di sostanze potenzialmente inquinanti (come i gas serra CO2 e metano o l’ammoniaca), nitrati, fosforo;
Impiego di mezzi tecnici alimentari e non (riduzione farmaci, additivi per migliorare l’efficienza o ridurre le emissioni metano, dispositivi tecnici come i collari di ultima generazione per migliorare salute e fertilità, etc.).

In ognuna di queste situazioni l’approccio aziendale adottato può rendere sostenibile il processo o addirittura avere effetti contrari in tal senso, ma la cosa assolutamente interessante ed importante è che più l’azione gestionale produce sostenibilità più aumentano performance tecniche ed economiche.

A livello agronomico: ad esempio, un’ottimale gestione dei reflui zootecnici che preveda la loro distribuzione a ridosso della fase vegetativa delle colture (in modo che gli elementi fertilizzanti, azoto in primis, siano assorbiti dalle coltivazioni senza contaminare falde o essere lisciviati) e con modalità tali da ridurre o addirittura evitare la perdita di azoto ammoniacale in atmosfera , come l’iniezione diretta nel terreno o l’immediato interramento, non solo producono benefici ambientali notevoli in senso di sostenibilità ma determinano un ottimo risparmio economico sull’acquisto di concimi chimici ( costosi e fortemente impattanti come impronta di carbonio), e un deciso miglioramento delle produzioni foraggere quali-quantitative e della fertilità del terreno (aumento di sostanza organica, miglior tessitura del suolo e aumento della sua capacità di scambio cationico).

Il liquame contiene, in media, 4-5 kg di azoto N totale per tonnellata. Pertanto, l’incorporazione di circa 60 ton di liquame per Ha nello stesso giorno della distribuzione può far risparmiare fino a 250 kg di fertilizzante N rispetto all’applicazione in superficie senza incorporazione.

L’N organico stabile presente nelle feci verrà gradualmente rilasciato nel terreno, fornendo un apporto costante di nutrienti che saranno disponibili al raccolto durante tutta la stagione di crescita. Circa il 40-50% dell’N organico stabile nel letame sarà disponibile il primo anno, il 12-15% l’anno successivo, il 5% nel terzo anno e il 2% in ogni anno successivo.
L’N totale disponibile del letame per la crescita delle piante proviene da 3 fonti: N disponibile = (N di ammonio dall’applicazione attuale) + (N stabile mineralizzato dall’applicazione attuale) + (N organico mineralizzato dalle applicazioni passate).

Relativamente alle emissioni: della possibilità di contenere fin praticamente azzerare di fatto la diffusione di ammoniaca in atmosfera potenzialmente pericolosa per la formazione di particolato sottile PM 2,5 abbiamo accennato poco sopra. Le micro polveri o PM, dall’inglese particulate matter, è l’insieme delle sostanze sospese nell’aria di diversa dimensione. Sono fibre, particelle carboniose, metalli, silice, inquinanti liquidi e solidi che finiscono in atmosfera per cause naturali o per le attività dell’uomo.

 

Allevamento da latte sostenibile-performante in senso economico

Per un allevamento di vacche da latte la PLV (produzione lorda vendibile) in senso strettamente zootecnico (escluse eventuali attività connesse quali biogas, fotovoltaico, vendite di prodotti agricoli) è costituita quasi esclusivamente dalla vendita del latte. Quindi, massimizzare la produzione di latte vendibile e ridurne i costi di produzione costituisce il presupposto fondamentale per ottenere la massima redditività in stalla.
Analizzando i principali centri di costo nella produzione del latte vediamo che i primi quattro (alimentazione vacche in mungitura, costo del lavoro, costo di sostituzione della rimonta, ammortamenti) assorbono quasi il 90% del costo totale ed il primo per incidenza, rappresentato dall’alimentazione delle vacche in lattazione, circa il 50% da solo.

Dato l’enorme peso dell’alimentazione nella produzione economica del latte a chiunque viene in mente di contenere i costi alimentari (giustamente!), ma tale obiettivo và perseguito con intelligenza e competenza per non renderlo vano come sarebbe se la riduzione dei costi alimentari producesse una perdita di latte venduto superiore al risparmio di alimento generato. E, proprio per dare un valore economico alla scelta alimentare secondo i costi è stato sviluppato l’IOFC (Income Over Feed Cost) che svincola il costo razione dal suo valore intrinseco, e ne valorizza la resa economica in termini di ROI.

Usare la minor quantità di alimenti per produrre la massima quantità di latte vendibile è un concetto al contempo economico e con una forte valenza di “sostenibilità”, vista l’impronta di carbonio che caratterizza la produzione di alimenti.

Ecco, dunque, che il parametro tecnico-economico dell’Efficienza Alimentare (kg di latte corretto per grasso e proteine prodotto per ogni kg di sostanza secca ingerita) si traduce in un obbiettivo anche di piena sostenibilità in senso stretto e diretto!

Anche perché, per aumentare l’EA servono diete equilibrate in senso nutrizionale e fermentativo ( che producono meno ammoniaca e potenzialmente meno metano), somministrate a vacche sane (in ottime condizioni di salute, senza malattie e stati ossidativi/infiammatori come quelli generati da situazioni di non benessere), in condizioni fisiologiche ormonali ottimali per trasformare l’alimento in latte…
Solo nelle vacche fresche coesistono queste caratteristiche, quindi fondamentale per un’azienda diventa avere un’ottima fertilità delle vacche a inizio lattazione, unita ad una quota rilevante di vacche mature, perché longeve, che possono convertire al meglio in latte l’alimento, non avendo più necessità di accrescimento e ripartendo la quota di mantenimento in un maggior volume di ingestione, in funzione del loro maggior peso vivo.

Altro importante centro di costo, che può essere il terzo dopo la manodopera, ma talvolta anche il secondo per incidenza dopo l’alimentazione, è il costo di sostituzione. Esso rappresenta economicamente la quantità di manze necessarie a sostituire le vacche che vengono eliminate dall’allevamento, e in tal senso costituisce un elemento chiave nella sostenibilità della stalla da latte, implicando ricadute al suo aumentare sull’impronta di carbonio (maggior consumo di alimenti), sull’aumentata produzione di metano per kg di latte prodotto, sulla riduzione dell’efficienza alimentare.

Tutto ciò ha un impatto diretto economico sulla redditività della produzione del latte e per misurare la reale redditività del latte prodotto al netto della migliorata efficienza tecnica derivante da alti tassi di sostituzione abbiamo sviluppato il concetto di PSP (produzione per soggetto produttivo) che si ottiene dividendo il latte venduto nell’anno per la somma delle vacche in mungitura e asciutta presenti in quel dato anno, a cui aggiungere il numero di vacche eliminate (e quindi sostituite per formare la mandria in latte attuale) nell’anno considerato e in quello precedente (NB: si considerano i due anni entrando in produzione a 24 mesi le nuove manze). Il valore di PSP dev’essere ovviamente il maggior possibile e si auspicano livelli superiori ai 7000 kg di latte venduto per capo.

Più il valore PSP è alto, maggiore è la sostenibilità e il reddito di quell’allevamento!

 

Allevamento da latte sostenibile – performante in senso sociale

Da ultimo, ma non per importanza, la dimensione sociale di un allevamento sostenibile e performante.

L’accettabilità da parte dell’opinione pubblica dell’allevamento da latte nella sua dimensione produttiva, economica, ambientale e sociale è molto mutata negli ultimi anni.

Forse alla base di questo mutamento vi è anche il progressivo scollamento generazionale, a causa del quale qualcuno nemmeno nei ricordi di genitori o nonni ha avuto un contatto reale con l’allevamento, dando così origine a una sensibilità ambientalista e animalista, spesso con connotati antropomorfi, piuttosto che naturali e zoologici, che provoca una scarsa accettabilità verso l’allevamento performante e l’allevatore altamente professionale, individuando queste situazioni come poco sostenibili e rispettose di ambiente e animali.

Poiché, però, la scienza e la realtà ci confermano il contrario, resta a noi il fondamentale compito di dialogare in modo formativo e costruttivo con una vasta platea di opinione pubblica che ignorando, spesso in buona fede, i dati oggettivi, rischia di compromettere l’attività di allevamenti da latte estremamente virtuosi per sostenibilità e performance!

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