L’influenza aviaria è una malattia virale altamente contagiosa che colpisce prevalentemente pollame e volatili acquatici selvatici.
Una peculiarità del virus dell’ influenza aviaria è la capacità del medesimo virus di causare un’elevata mortalità in alcune specie avicole e nessun segno clinico in altre con una marcata suscettibilità di specie anche a livello di sintomi e lesioni riportate.
I virus dell’influenza aviaria possono essere patogeni a bassa (LPAI) o elevata patogenicità (HPAI).
Diversi enti sanitari e non, coinvolti nella produzione avicola, invitano alla prudenza e a segnalare qualsiasi sintomo o segno riconducibile ad influenza aviaria.
Perché, mai come in questo periodo storico, ci rendiamo conto come la prevenzione e l’attuazione delle misure di biosicurezza siano essenziali per limitare la diffusione dei virus e perché a partire da ottobre 2020 diversi Paesi europei sono stati interessati da casi di influenza aviaria ad alta patogenicità (HPAI), sostenuti da virus influenzale sottotipo H5.
In Italia i focolai registrati sono stati limitati ad allevamenti familiari del nord Italia (uno in provincia di Padova, uno in provincia di Pordenone e uno in provincia di Ravenna) e sono in atto misure precauzionali che in passato sono riuscite a garantire il contenimento dei focolai.
Come ci ha insegnato la pandemia in corso per difenderci è essenziale conoscere il nostro nemico.
Riconoscere i segni clinici e segnalarli in maniera tempestiva è il primo passo.
I focolai finora registrati in Italia sono stati identificati in quanto i gruppi di animali colpiti hanno presentato sintomatologia classica con aumento di mortalità, letargia, calo dell’ovodeposizione, perdita di appetito e talvolta sintomatologia nervosa.
Parallelamente alla stretta sorveglianza degli animali per riconoscere segni e sintomi c’è la prevenzione e l’attuazione delle misure di biosicurezza, con una particolare attenzione alle movimentazioni di mezzi e personale in entrata ed in uscita, così come alle operazioni di pulizia e disinfezione durante il vuoto sanitario.
Per quanto queste procedure siano scontate ed obbligatorie negli allevamenti intensivi, dove sono imposte dalle ULLS di competenza sulla base delle direttive vigenti, di seguito riportiamo in linea generale le raccomandazioni proposte dalla FAO in tema di biosicurezza da adottare per il contenimento delle epidemie da virus altamente patogeni dell’influenza aviaria (HPAI) che per quanto ma che è bene ricordare.
Le misure di biosicurezza da adottare in azienda per il controllo della diffusione delle patologie con particolare riferimento ai virus HPAI si attuano attraverso tre steps.
Essenzialmente, se il virus non entra in un’azienda avicola, non può verificarsi alcuna infezione.
Nessun animale, materiale o mezzo collegato all’attività di allevamento deve entrare o uscire da un’azienda avicola a meno che non sia necessario.
La segregazione implica la creazione di barriere fisiche ed il loro controllo.
Semplici misure come imporre il cambio di calzature per tutte le persone che attraversano la barriera all’ingresso dell’allevamento e limitare l’ingresso dei veicoli hanno permesso di limitare enormemente la diffusione non solo del virus dell’influenza ma anche di molte altre patologie.
Dal cancello dell’azienda agricola all’ ingresso del singolo ricovero per gli animali questa è la prima linea di difesa.
Il secondo step ed il più efficace per la biosicurezza è la pulizia.
La maggior parte delle contaminazioni virali su oggetti fisici è contenuta nel materiale fecale o nelle secrezioni respiratorie che aderiscono alle superfici.
Tutti i materiali che passano attraverso le barriere di segregazione sopra riportate devono essere accuratamente puliti, sia che essi passino in entrata o in uscita.
Reputato da molti come lo step più importante, in realtà la disinfezione da sola non è pienamente efficace e non può prescindere dagli steps precedenti.
È risaputo infatti come residui di sostanza organica riducano l’effetto del disinfettante che non riesce a penetrarvi completamente quindi una disinfezione in mancanza di pulizia risulta meno efficace.
Non a caso la FAO definisce la disinfezione come la fase di “lucidatura” delle procedure di biosicurezza.
Dato che, come ci ha insegnato la pandemia in corso, il contenimento della diffusione di un virus è difficile, la prevenzione è la forma di controllo più efficiente.
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