L’azienda agricola e allevamento Molinadairy ha l’aspetto tipico di una storica azienda del lodigiano, cresciuta nel tempo grazie all’instancabile operosità di Angelo Chiesa, trasferitosi a Corte Palasio nel 2006, con l’idea di continuare nel lavoro che da generazioni accompagna la propria famiglia. Addentrandosi tra le corsie, quello che spicca è la bellezza e il benessere degli animali che si trovano in azienda, e l’umiltà, celata con la genuina ironica simpatia lombarda, con cui Angelo presenta suo figlio Davide, co-proprietario dell’azienda, insieme all’altro figlio Andrea.
È qui dove il giovane Davide Chiesa, con l’aiuto indispensabile di sua moglie Cristina, insieme al padre Angelo e al fratello Andrea (per cui l’azienda è un secondo lavoro), sta mettendo a frutto le sue qualità personali e le competenze acquisite nel suo percorso di studio per rendere questa azienda un fiore all’occhiello della campagna lodigiana, dal punto di vista della gestione aziendale, dei risultati produttivi e anche della “vision” sul settore zootecnico.
Nei primi anni 2000, dopo gli studi, io e mio fratello abbiamo manifestato a nostro padre la volontà di continuare a lavorare in azienda ma la dimensione dell’azienda che avevamo allora (condivisa con lo zio ed il cugino) non poteva garantire sostegno a 5 nuclei famigliari, così ci siamo trovati davanti a quel “bivio” generazionale che prima o poi tutte le aziende devono fronteggiare: o chiudere e cambiare mestiere, oppure investire e ingrandirsi, creando una nuova e moderna azienda che potesse traghettare la nostra storia di allevatori nel futuro. Ci siamo dunque spostati qui e abbiamo iniziato il nostro progetto, partendo dalle 90 vacche di allora e arrivando alle 250 di oggi.
“La fase di close-up rappresenta a nostro avviso il più importante momento di tutta la vita produttiva della vacca da latte, non solo in fase di transizione, ma anche per gli effetti a cascata sull’eventuale successiva progenie”, dettaglia il dott. Pierantonio Boldrin, responsabile del servizio tecnico di Tecnozoo: “ L’approccio nutrizionale che adottiamo in questa fase delicata è mirato alla cura della componente digestiva per l’adattamento della funzionalità ruminale in vista della futura lattazione, con una attenzione particolare all’apporto di minerali e in particolare alla gestione della componente calcemica, concentrandoci sulla DCAD della dieta, ma senza sconfinare verso una deriva “anionica”, (che non si può considerare a nostro avviso propriamente fisiologica!), e sull’adeguato apporto amminoacidico in senso qualitativo e quantitativo, recentemente confermato nella sua importanza dalla ricerca scientifica. È importantissimo, però, non esagerare con la quota energetica in un apporto frazionato tra fibra, amidi e zuccheri, in modo da avere un rapporto equilibrato aminoacidi/energia e senza enfatizzare l’apporto di propionato, onde evitare il suo potenziale effetto ipofagico. Uno dei vantaggi evidenti di questa dieta di di close-up è, infatti, quello di garantire un’ottima ingestione di sostanza secca!
Leggi l’articolo completo nel numero di Luglio/Agosto – Ex Dairy Press
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